Da secoli, nonostante il trascorrere del tempo e le sue vicende storiche, la struttura conserva ancora oggi la sua imponenza e il suo fascino originario.
Villa Alpago Beltramini è un ampio e prestigioso complesso architettonico del territorio agricolo della ValBelluna. Situato a pochi chilometri dal centro cittadino è posto in posizione dominante sulla campagna, fra il Piave e la strada provinciale della Sinistra Piave.
Secondo lo storico Adriano Alpago Novello la costruzione di Villa Alpago fu fatta all’inizio del XVIII secolo e nella villa abitò Francesco Alpago (1717-1786, Cancelliere del Consiglio dei Nobili) e vi morì nel 1776 Girolamo Alpago, figlio di Antonio.
Storicamente l’accesso principale al complesso di Villa Alpago Beltramini era posizionato, arrivando da Belluno, sul bivio tra via Visome e via Rivamaor; qui si trovava un piccolo piazzale, che ora risulta totalmente imboschito e quindi celato alla vista, sul quale insisteva una bella cancellata di ingresso in ferro battuto, sopra la quale era posto il fastigio della famiglia Alpago con corona nobiliare.
La cancellata era sorretta da due alti e possenti pilastri in pietra, ancora oggi in opera, con basi e capitelli modanati, su cui si ammorsavano le murature in pietrame che completavano la composizione architettonica dell’accesso. Tutt’oggi rimane questo il principale ingresso, a cui se n’è aggiunto anche uno secondario da via Rivamaor.
L’intero complesso è censito all’interno tra le Ville Venete (IRVV).
Gli elementi sono:
Completano il complesso il terrazzamento sud e i due viali monumentali. Infine, attorno alla villa, sono presenti ampi terreni a tutt’oggi utilizzati per l’agricoltura.
La condizione in cui oggi versa l’edificio, che ha comportato alla perdita di varie aree di intonaco e di controsoffitti, consente una lettura più chiara delle tessiture murarie, delle ammorsature, delle discontinuità murarie e della tipologia dei solai.
È possibile quindi una analisi critica aggiornata del manufatto che permette di ipotizzare che l’edificio che vediamo sia, in realtà, l’esito di un grande intervento attuato nel XVIII sec., da parte della famiglia Alpago, mirato a ristrutturare/ampliare una o più costruzioni pre-esistenti, raccordandole fra loro per ottenere un edificio “apparentemente” unitario, di maggior prestigio e monumentalità, completo di tutte le parti funzionali alla gestione dei vasti possedimenti della famiglia. Tale ipotesi spiegherebbe, inoltre, il particolare assetto distributivo della villa (che in parte si distanzia dal modello tradizionale veneto) oltre che le diverse quote interne dei piani.
L’intervento potrebbe essere stato terminato nel 1779, data che appare incisa nell’intonaco antico coerente con la scala monumentale che, probabilmente, venne realizzata proprio per fungere da snodo tra i diversi livelli e unificare i diversi corpi di fabbrica preesistenti.
Coerente con l’intervento sulla villa è anche quello sulle due ali rustiche. A conclusione di tale intervento, la villa doveva apparire sfarzosa con pareti e solai dipinti e stanze arricchite da statue in nicchia. Forse anche nel viale e nella passeggiata erano presenti elementi plastici decorativi che purtroppo furono saccheggiati.
Dato certo è che a metà del XX sec. (rif. Catasto Austro-italiano 1a Cons., censuario di Visome, foglio 3) il complesso aveva già la configurazione attuale, fatto salvo per una porzione dell’ala rustica nord-ovest modificata in tempi successivi. Altro dato certo è che “l’invasione del 1918 procurò gravi danni e disperse buona parte delle numerose opere d’arte che si conservavano”, come riporta lo storico Alpago Novello.
Probabilmente coerenti con il grande intervento settecentesco sull’edificato, e nello spirito architettonico dell’epoca, sono anche gli interventi effettuati sulle pertinenze esterne che hanno portato alla formazione del viale est, del terrazzamento sud e della passeggiata dei viali sud.
Sicuramente a metà dell’ottocento erano tutti stati realizzati come confermerebbe la conformazione delle particelle del catasto Austro-Italiano di 1° conservazione.